Anche quest’anno Natale è arrivato.
Le statistiche dicono che gli italiani rimarranno in casa, sceglieranno i prodotti tipici del loro territorio, e che hanno riscoperto la tradizione. Sarà certamente vero e, forse, Natale sarà per noi tutti non solo un momento di grande lavoro ma anche di soddisfazione professionale.
L’altra settimana il più diffuso quotidiano locale ha pubblicato una pubblicità di un Discount con i panettoni a meno di due euro. Chiunque di noi sa che neppure il pane può costare così poco, figuriamoci un prodotto che deve essere preparato con uova fresche, burro, e tutto quanto il resto, senza contare le ore di lavoro, la confezione e un minimo di giusto margine per chi lo produce. Quello che sappiamo è che con un simile prezzo siamo ben al di sotto della metà della materia prima, senza neppure toccarla.
Inutile chiedersi come fanno, la risposta vera non l’avremo mai così come sappiamo che chi lo vende può forse accontentarsi di farlo a ricarico zero (tutto da dimostrare) ma certamente non lo fa rimettendo soldi.
Resta da vedere quando il consumatore comicierà a chiedersi cosa sta comprando per un prezzo simile, e se dovesse farlo per regalarlo a qualcuno è bene si rendsa conto che chi riceve quel panettone sa anche lui che è un regalo da meno di due euro, con tutto quel che ne consegue.
Ecco perchè chi lavora bene, con coscienza, a Natale comunque ha il suo da fare.
La vera questione, però è che i nostri forni possono vivere solo di Natale e Pasqua, ma deveno poter stare aperti, pagare le tasse, pagare i dipendenti e i fornitori 365 giorni all’anno.
Troppi di coloro che entrano nei forni la vigilia di Natale, impazienti di essere serviti, incapaci di aspettare anche pochi minuti, pretendendo venga loro applicando al loro caso il detto evangelico “gli ultimi arrivati saranno serviti per primi” li vediamo poi troppo poche volte durante l’anno. Colpa nostra o bravi gli altri? Come sempre la risposta sta nel mezzo, ma è certo che stiamo combattendo una battaglia che vede Davide in grossa difficoltà contro Golia.
Eppure la gente dovrebbe riflettere su quanto sia prezioso mantenere vivo un tessuto economico e sociale legato strettamente al territorio che vive esclusivamente del e con il territorio stesso.
Pensiamo solo a questo: 10 euro spesi dal fornaio ( ma vale ovviamente anche per altri piccoli produttori locali ) vengono in grandissima parte spesi nell’ambito della comunità locale : e se vengono spesi privilegiando ancora altri prodotti e produttori locali, si genera un circuito virtuoso quella ricchezza che si genera da questo circuito virtuoslocale renderà più sana, più ricca e più viva la propria comunità, garantendo benessere e posti di lavoro.
Molto diverso è il caso di chi preferisce comprare i prodotti industriali della grande distribuzione, che non provengono da piccoli produttori del territorio ma da grandi imprese alle quali la comunità locale interessa solo quale potenziale acquirente: i soldi che la gente spende non rimangono sul territorio, ma vanno alle centrali dellagrande distribuzione e delle industrie, spesso multinazionali, che anzichè investirli sul posto e creare ricchezza per la comunità locale, li investono spesso in altri paesi e altri continenti in prodotti finanziari ed azioni di finanziarie mondiali. Basti pensare a Parmalat, e quanto stiamo dicendo diventa chiaro ed evidente.
Dunque, se veramente si vuole che i nostri figli abbiano un futuro, dobbiamo tornare alle origini quando contava ancora essere mutuamente vicini gli uni agli altri, consapevoli che la propria sorte era strettamente intrecciata non ai destini di altri paesi ma a quelli della comunità locale nella quale si è nati, si vive e si lavora, e nella quale vorremmo vedere crescere i nostri figli in serentà e senza il bisogno di andare in giro per il mondo a cercare lavoro.
Ecco, è questo l’augurio più sincero che possiamo fare non solo ai nostri colleghi ma a tutti coloro che vivono nell’ambito della nostra comunità locale: ritrovare il senso dell’appartenenza e del vivere comune. In questa logica il nostro lavoro occupa un posto speciale, forse non importante come tanti altri, ma sicuramente indispensabile.
E’ questo il senso più profondo della nostra iniziativa VeroPaneFresco, ed è questo l’augurio che di cuore rivolgiamo a voi e alle vostre famiglie.
Buon Natale e un 2013 che riporti la serenità il piacere e la soddisfazione che il nostro lavoro merita.